11.11.2020
Rinvio del processo a un cittadino liberiano accusato di crimini di guerra avvenuti presumibilmente durante la prima guerra civile in Liberia



Dopo che in un primo tempo i dibattimenti erano stati fissati per il mese d'aprile del 2020, in data 13 marzo 2020 la Corte ha dovuto decidere di rinviarli a causa della pandemia di COVID-19. Alla luce delle norme sanitarie e dei rischi concernenti lo spostamento dalla Liberia alla Svizzera di 14 persone, la Corte ha attivamente cercato i modi per organizzare l’audizione tramite videoconferenza di queste persone. A tale scopo non solo è stato necessario ottenere un’autorizzazione delle autorità locali, ma anche la collaborazione di una rappresentanza diplomatica a Monrovia, giacché la Svizzera non dispone né di un’ambasciata, né di un consolato in loco.

Dopo aver considerato la possibilità di rinviare i dibattimenti al mese d'agosto, la Corte -alla luce dei problemi riscontrati con gli interlocutori a Monrovia e delle difficoltà di spostamento durante la stagione delle piogge- li ha successivamente posticipati ai mesi di novembre-dicembre 2020, auspicando che nel frattempo la situazione possa sensibilmente migliorare.

Dopo molteplici pratiche la Corte ha ottenuto un accordo scritto da parte del Solicitor general della Liberia come pure un invito da parte dell’Ambasciata di un Paese terzo che, dopo più di tre mesi, è tuttavia ritornata sulle condizioni della sua offerta iniziale. Da parte loro le autorità locali, contro ogni aspettativa, hanno formulato nuove esigenze non abbastanza chiare perché la Corte vi si potesse conformare. A tuttora la Corte non ha nessuna garanzia di poter realizzare la videoconferenza con l’aiuto di un partner in loco.

Dalle resistenze riscontrate, nonostante l’assistenza e i consigli del DFAE e della sua Ambasciata ad Abidjan, la Corte ha dedotto che sarebbe più ragionevole attendere che la venuta in Svizzera dei sette querelanti sia di nuovo possibile. Quanto ai testimoni -che non possono essere costretti a venire in Svizzera, ma solo invitati a presentarsi- la Corte, al fine di ottimizzare le loro possibilità di partecipazione, non ha abbandonato il progetto di sentirli tramite videoconferenza.

Da parte sua il DFAE, assistito in ciò dall’Ambasciata svizzera in Costa d’Avorio, prosegue le ricerche di un luogo, nell’Africa occidentale, in grado di accogliere l’audizione dei testimoni. Se veramente il DFAE non riuscisse -contro ogni aspettativa- a trovare una soluzione pratica, la Corte sarebbe costretta a convocare i testimoni in Svizzera per la fine del mese di dicembre, con tutti i rischi e gli inconvenienti che ciò comporterebbe.

Alla luce della situazione sanitaria attuale, la Corte teme che -mantenendo i dibattimenti il 16 novembre 2020- potrebbe esporre i partecipanti al processo ad importanti rischi. Pertanto ha deciso di rinviare i dibattimenti di due settimane, auspicando un miglioramento della situazione. Se la situazione evolve dunque in modo positivo, i dibattimenti avranno luogo dal 30 novembre al 18 dicembre 2020.

Questo rinvio non pregiudica in nessun modo lo svolgimento dei dibattimenti giacché si tratta di crimini imprescrittibili.

A causa dei rischi legati al Coronavirus, il numero dei posti riservati al pubblico e ai giornalisti interessati ad assistere ai dibattimenti sarà limitato. I pochi posti disponibili saranno attribuiti ai primi arrivati.


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