La Corte penale del Tribunale penale federale riconosce i genitori di un jihadista svizzero autori colpevoli di sostegno all’organizzazione «Stato islamico» per avere fatto pervenire del denaro al figlio, che si era unito ai ranghi di tale organizzazione nella zona di conflitto siriana.
Con sentenza del 30 gennaio 2025, la Corte penale del Tribunale penale federale ha riconosciuto i genitori di un jihadista svizzero, entrambi domiciliati nel Cantone di Ginevra, autori colpevoli di violazione dell’art. 2 della legge federale che vieta i gruppi «Al-Qaïda» e «Stato islamico» nonché le organizzazioni associate, nella sua versione in vigore fino al 31 dicembre 2022.
Pur sapendo che il figlio, nel 2015, si era unito alle fila dell’organizzazione «Stato islamico» e che combatteva per questa organizzazione nella zona di conflitto siriana, gli imputati, sulla base di sue istruzioni e avvalendosi di intermediari di cui egli aveva fornito i dati, gli hanno inviato delle somme di denaro, mediante trasferimenti e consegne in contanti. Nel periodo tra settembre 2016 e maggio 2019, è stato inviato denaro per un totale di poco più di CHF 63'000.-.
Gli imputati hanno affermato che gli invii di denaro dovevano unicamente servire a coprire le spese correnti del figlio e a permettergli di far rientro in Svizzera. Dopo un esame dei mezzi di prova, la Corte ha ritenuto che così non è stato. Il figlio aveva informato a più riprese i genitori di avere poche spese, in quanto l’organizzazione «Stato islamico» pagava tutto. Inoltre, egli non aveva mai manifestato la sua intenzione di lasciare questa organizzazione e aveva fatto chiaramente comprendere ai genitori che non sarebbe mai tornato in Svizzera. La Corte ha pertanto considerato che il denaro, che è entrato nella sfera di influenza dell’organizzazione «Stato islamico», è servito al finanziamento delle attività di tale organizzazione.
L’imputata, cittadina svizzera e spagnola, è stata riconosciuta colpevole di avere inviato l’intera somma, che proveniva interamente dal suo patrimonio. Per quanto riguarda l’imputato, cittadino svizzero, la sua colpevolezza è stata riconosciuta limitatamente all’importo di circa CHF 27'000.-, nella misura in cui egli non è stato coinvolto in tutti gli invii di denaro.
La Corte penale ha considerato che gli imputati sapevano che i trasferimenti di denaro potevano servire al finanziamento delle attività dell’organizzazione «Stato islamico», di cui il figlio era membro, e hanno accettato questa eventualità. Ha quindi ritenuto il sostegno materiale ai sensi dell’art. 2 della summenzionata legge federale.
La Corte penale ha pronunciato delle pene detentive, di 20 mesi nei confronti dell’imputata e di 8 mesi nei confronti dell’imputato. Entrambi sono stati posti al beneficio della sospensione condizionale della pena per un periodo di prova di due anni.
La sentenza non è cresciuta in giudicato. Gli imputati continuano a beneficiare della presunzione d’innocenza.
Allegato: Dispositivo SK.2024.4 del 30 gennaio 2025
Contatto:
Estelle de Luze, addetta stampa, presse@bstger.ch, tel.: 058 480 68 68